Di ritorno da Camporege

campoeduc-100"L'educazione è cosa del cuore, Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna se Dio non ce ne insegna l'arte e non ce ne mette in mano le chiavi".

 Sono di certo queste le parole che ci hanno guidato, che abbiamo avuto modo di assaporare e su cui siamo stati portati a riflettere durante i due giorni trascorsi a Camporege. Parole che abbiamo cercato di capire, di fare nostre, di concretizzare grazie all’aiuto di chi con amore ha pensato e organizzato questa formazione per noi e di chi ci ha donato gratuitamente un pezzetto della sua esperienza da educatore in Azione Cattolica.

Pensare di essere arrivati come educatori e di poter quindi dare tranquillamente per scontato il servizio che svolgiamo per i nostri ragazzi potrebbe essere una forte tentazione, soprattutto se si aggiunge la stanchezza immagazzinata con mesi di attività; allo stesso modo, cominciare a svolgere un ruolo educativo credendo di non aver più bisogno di crescere come persone e come cristiani è assolutamente inutile.
L’educatore è sempre, continuamente in cammino. Bisogna riconoscerlo! E l’aver partecipato a questo primo campo educatori significa in qualche modo averne preso coscienza, per lo meno, essersi impegnarsi nel farlo. Non a caso la bellezza che si respirava a Camporege consisteva proprio nel mettersi in ascolto, nell’essere tutti pronti, dall’educatore più grande a quello più giovane, ad accogliere e a fare tesoro della testimonianza dell’altro, quell’ ”altro” che è un mio fratello, un fratello che condivide con me il suo essere strumento nelle mani del Signore e il mio stesso desiderio di annunciare la vera gioia. Per questo motivo i momenti di formazione che abbiamo vissuto sono stati speciali. Abbiamo potuto ascoltare persone che parlano col cuore e che vivono appieno la loro chiamata rinnovandola costantemente, rendendola sempre più viva.

Pensando a quello che ognuno di noi si è portato a casa al termine di questi due giorni, è certo che non è potuta mancare quella gioia contagiosa che il servizio ci dona e che ci fa sentire veramente vivi. D’altronde è la stessa gioia che abbiamo provato sulla nostra pelle mettendoci in gioco in ogni cosa ci veniva richiesta (dai servizi, ai giochi-dalle meditazioni, alle condivisioni) ed è chiaro che questa può solo essere la Gioia della fraternità, dell’essere insieme, tutti sullo stesso piano, nel nome del Signore. C’è infatti bisogno di non sentirsi soli nel servizio che svolgiamo, c’è bisogno di sentirsi Chiesa. C’è bisogno che qualcuno ci ricordi che abbiamo bisogno di rigenerarci, di continuare a formaci e di essere sempre in ricerca. Come potremmo, altrimenti, essere testimoni credibili di quell’Amore con la A maiuscola se noi per primi non lo sperimentiamo direttamente? Piccole ma profonde provocazioni!!
Un campo educatori che ha fatto centro!

Martina Accorroni


campoeduc-78La realtà supera l’idea! Il nostro responsabile Lorenzo non poteva scegliere slogan migliore per la preparazione di questo campo.

Dopo diversi incontri di formazione per responsabili parrocchiali ed educatori, abbiamo voluto provare, per la prima volta nella nostra diocesi, ad organizzare un campo educatori. Il tema che ci ha accompagnato in questi giorni è strettamente legato alla relazione con i ragazzi: in che realtà ci troviamo e in che mondo vivono i nostri acr-rini? Come possiamo avvicinarci a loro negli incontri e nel gioco?

Per rispondere a queste domande abbiamo deciso di rivolgerci a degli esperti: durante la prima giornata i nostri ex responsabili diocesani ci hanno accompagnato in un viaggio vero e proprio attraverso la nostra esperienza di educatori. Siamo tutti partiti con uno zaino colmo di pazienza, desiderio di metterci in gioco, voglia di stare con i ragazzi, di curarli e di scrivere insieme a loro il futuro, e anche un po’ di sano timore. Siamo poi passati “attraversando” i nostri incontri con qualche difficoltà, perché non sempre, anzi quasi mai, fare gli educatori è come ce lo immaginiamo, ma è comunque un servizio sempre sorprendente che ci aiuta a crescere nella comunità e con i ragazzi.

Il secondo giorno abbiamo accolto tra noi Luca Girotti, presidente della diocesi di Fermo, molto affezionato all’acr. Nell’ottica che non ci sono problemi, ma solo crisi, Luca ci ha accompagnato nel mondo dei ragazzi di oggi, un universo dislocato, scomposto e frammentato dove sia noi che loro viviamo spesso situazioni diverse tra loro nelle quali facciamo fatica a testimoniare la nostra fede e non sempre riusciamo a orientarci ed essere coerenti con noi stessi. Ricordiamoci però che come educatori siamo chiamati ad essere testimoni gioiosi, pieni di misericordia e accompagnatori ricchi di cura per i nostri ragazzi.

Nel pomeriggio Mariangela ci ha fatto giocare! È importante, infatti, capire quanto il gioco può essere prezioso per comunicare con i ragazzi. Attraverso una semplice attività possiamo trasmettere cose grandi, sensazioni semplici che però possono arrivare molto prima e coinvolgere nel profondo.

Ogni momento del campo è stato curato nei minimi dettagli: i pasti sono stati animati con giochi, frasi e canzoni, abbiamo pensato a laboratori nuovi e inconsueti, ma comunque semplici e di facile realizzazione; anche i servizi sono stati vissuti con maggiore attenzione, con lo scopo di metterci nei panni dei ragazzi e capire come rendere queste attività, spesso vissute con fatica, più leggere.

Ogni serata è stata animata con splendidi giochi: prima dalla diocesi di Fano, che ci ha presentato Filibusta, un gioco a squadre in cui ci siamo cimentati in prima persona nelle prove più disparate: dal risolvere rebus, al mimare scene del Titanic, al comporre una canzone rap sulle nostre due diocesi, al farsi passare in cucchiaino legato con lo spago attraverso maglietta e pantaloni. Non poteva mancare poi la mitica serata “notte degli Oscar”, in particolare abbiamo avuto tra noi ospiti d’eccezione: Maria de’Filippi, Roberto Bolle, Crisitina D’avena e per finire Belen Rodrigez (magistralmente interpretati dall’equipe giovani) che ci hanno sfidato in prove di ballo, canto e recitazione.

Infine, come ad ogni campo che si rispetti, non potevano mancare passeggiata e deserto: ogni educatore, percorrendo la strada che porta all’eremo di San Silvestro, ha avuto modo di riflettere sul valore dell’educazione, sull’importanza che ognuno di noi ha nella sua parrocchia e nella vita dei suoi ragazzi. Essere educatore è una grande responsabilità: è essere chiamati a sperare non in qualcosa, ma in qualcuno: nei ragazzi; è essere capaci di amare e di lasciar andare, capaci di capire che non siamo noi la guida, ma Dio e noi siamo solo umili seminatori al suo servizio. Spargiamo quindi il nostro seme, senza prima pensare su che terreno finiranno, ma con la speranza che ovunque può nascere un fiore.

Ilaria Giancamilli


campoeduc-82Il Campo Educatori è stato un campo strano...

Già la Location: Camporege! In quel casale hai fatto alcuni campiscuola, e ti ricordi la sveglia molesta degli educatori.. BUONGIORNO! BUONGIORNO A TEEE... I momenti di " riflessione" con i tuoi educatori... le partite a calcio o pallavolo con i tuoi educatori...

Tutto ciò era organizzato da queste grandi, sagge e simpatiche figure, gli Educatori.

Questo campo è stato un mini-camposcuola, dove si alternavano momenti di gioco a momenti di testimonianze con degli ospiti molto esperti sul tema dell'educazione a momenti di riflessione. Tutto ciò per capire bene come deve essere la figura dell'educatore. Ne è uscito, almeno per me, che deve essere un fratello maggiore, ma non sostituirlo! Disponibile all'ascolto, ma lasciando i propri spazi al ragazzo, senza costringerlo al dialogo con te poiché l'educatore deve apparire, agli occhi del ragazzo, ed essere, una figura affidabile e sincera, di cui il ragazzo si deve fidare! Deve attingere dalla propria esperienza per far capire che la Fede è una cosa reale, vera e bellissima! Che anche il Gioco ha un ruolo chiave nella crescita e nell'esperienza del Campo! Che anche nel dare si riceve. Attraverso l'educazione c'è un crescita sia del ragazzo sia di chi educa, cioè te stesso!

Inoltre, ci si sente in dovere di coprire questo importantissimo ruolo nei confronti di chi prima ti ha educato e seguito! Ora tocca a te insegnare, educare, i più piccoli alla luce di Cristo! Non sarà facilissimo, ma dopo il Campo Educatori si ha una marcia in più!

Lorenzo Facchini

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